Live Odissey

25 luglio 1997, Werchter, Festival Ground
mojopin72 (Stefano M.)
Questo ricordo vuole essere un omaggio, un omaggio ad una delle canzoni più belle della carriera degli U2 e ad uno dei momenti più alti in assoluto della loro storia live.

Sto parlando di PLEASE, il momento che tutte le sere di quell'estate del 97 aspettavo impaziente, il momento più esaltante di un tour che non ho amato del tutto, il momento che non volevo finisse mai, il momento in cui Bono urlava nel microfono agitandosi in tutta la sua rabbia, il momento che una volta terminato pur tramutandosi in qualcosa che ti trascinava dentro strade che non hanno nome rimpiangevo immediatamente, il momento che per me é assurdo non poter più rivivere, il momento in cui per me il concerto forse "finiva".
PLEASE era il momento in cui Bono si svestiva della giacchetta da Charlie Chaplin o da rivoluzionario cubano e si trasformava nel Bono degli anni 80. Togliendosi quella giacca che rimaneva legata alla sua vita, si svestiva anche di tutte quelle costrizioni che si era imposto con quel tipo di tour. Rimaneva nudo nella sua t-shirt aderente rossa ed era libero di sprigionare la sua forza, di far ardere il suo fuoco..........i limoni, le olive, la mezza emme sopra la sua testa erano di incanto dimenticate, cancellate.
Non riuscivi a vedere altro intorno se non un frontman che soffriva per qualcosa di veramente sentito e una musica imperiosa che sola rimaneva a sovrastarlo.
Io viaggiavo con loro per 7 minuti straordinari ed irripetibili che mi mancano più di ogni altra cosa nei live di oggi. Il cuore pulsava 1000 battiti al minuto e non riuscivi quasi a respirare.

Questo é il racconto di una PLEASE particolare che più di altre mi é rimasta nel cuore: quella di WERCHTER, FESTIVAL GROUND, 25 LUGLIO 1997, terzo show europeo del Popmart che aveva luogo nella storica location che vide gli U2 giovani protagonisti nei Festival degli anni 80 e che fu l'ultima uscita in assoluto in quel posto, per i motivi che mi accingo a raccontare.
Bono ricordò subito la storicità della venue: "WE TOOK OUR WHITE FLAG HERE, WE TOOK OUR TREE HERE, WE TOOK OUR TV STATION HERE. NOW WHAT? WE TOOK OUR LEMON!". In poche parole 15 anni di storia...........
Quella però fu l'ultima volta che gli U2 "portarono qualcosa" in quel posto: fu un miracolo che all'ingresso del "Ground" e all'ingresso dei B-stage (il "nonno" dell'ellisse.....) non ci scappò il morto. Per fare un paragone i disordini di Nizza di questa estate furono cose per scuole elementari. Praticamente mancò completamente ogni tipo di sicurezza all'entrata, il 70% dei cancelli rimase chiuso, tutto il pubblico entrò spingendo e i biglietti non furono staccati.
Gli sfortunati che si trovarono di fronte ai cancelli chiusi o semi-aperti rimasero schiacciati e ci furono numerose scene di panico. Io fui fortunato e mi trovai di fronte ad un cancello aperto e feci il mio ingresso nel prato trascinato e senza camminare per una decina di metri.
L'ingresso nel pit dei b-stage fu anche peggio perché la geniale sicurezza locale non ne apriva l'ingresso. Senza l'intervento al megafono di quel santo di Jerry Mele che intimò loro di aprire qualcuno sarebbe stato sicuramente schiacciato.
Il giorno seguente al concerto il management degli U2 denunciò l'organizzazione locale, dichiarò che mai più avrebbero tenuto un concerto in quel posto e addirittura minacciarono che se non avessero trovato organizzatori più credibili non avrebbero più suonato in Belgio.

La PLEASE di quella sera mi é rimasta nel cuore e sarà per sempre stampata nella mia memoria perché più di altre volte mi ha avvicinato al BONO spiritato che spesso tento di raccontare nei miei deliranti riferimenti alle esecuzioni di BAD: il Bono animale ma allo stesso tempo imprevedibile poeta.
Indimenticabile fu il suo agitarsi ed incazzarsi col microfono che da "September Streets Capsizing..." cominciò a mal funzionare......dopo qualche secondo quel microfono finì per terra con un gesto di rabbia che sembrava un colpo di teatro e scaricava con rabbia minuti di passione.
Ma il bello doveva ancora venire e dovrò per sempre ringraziare uno di quei coglioni che ai concerti si portano quelle luci a laser rosso/ultravioletto con cui si divertono tanto a puntare il viso di chi é sul palco. Forse a molti di voi sarà capitato di vedere una cosa del genere a un concerto, esempio di una demenza inconcepibile per un essere umano.
Provate ad immaginare come possa essere stare sul palco al buio e trovarsi puntata una luce del genere negli occhi mentre si suona o canta.
Come ha reagito Bono già in trans agonistica per l'intensità dell'interpretazione e per il microfono che non funzionava?......:"IF YOU ARE GONNA SHINE THAT FUCKING LIGHT, SHINE UP THERE!"....portò la mano destra sul cuore indicando con fermezza il punto che la luce doveva illuminare e continuò......."SHINE IT THERE, COME ON. SHINE UP THERE. I AM ASKING YOU TO, I WANT YOU TO. SHINE UP THERE. PLEASE? JUST THERE, IT'S OK, YEAH?"
Considerando il tema di questa fantastica canzone non si poteva non pensare in quel momento al fatto che la luce rossa fosse il mirino di un cecchino, fosse l'obiettivo di un'arma che Bono con un colpo di teatro sfidava dicendogli di mirare al cuore.
Sfidava la guerra per ottenere amore.
"SE PROPRIO DEVI FAR BRILLARE QUELLA FOTTUTA LUCE, FALLA BRILLARE QUI, TE LO STO CHIEDENDO, VOGLIO CHE TU LO FACCIA.....GIUSTO QUI......".
Indimentcabile, brividi, brevi momenti che rendono un concerto degli U2 unico, una magia.
Fu così che quella sera PLEASE si tramutò in Where The Streets Have No Name.

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