Glastonbury Festival: It's more a way of Life than a Festival
Autore: Andrea Saccone (bono83)
26 giugno ore 16.30 Castle Cary, Somerset
Mi ritrovo seduto sulla mia valigia in un treno stracolmo di persone di qualsiasi etnia, religione e passione musicale che lì ha condotti qui nella Worthy Farm di Pilton per vivere insieme a più di 175,000 persone un esperienza che definirla solo un 'festival' sarebbe riduttivo. Se dovessi parlare solo di una tre giorni di concerti in mezzo la campagna inglese limiterei cosa è stato questo festival, tutto deve partire da lontano per raccontare ogni cosa.
'It's More a Way of Life Than a Festival' (E' più uno stile di vita che un Festival')
Da questa frase di The Edge pronunciata in occasione dell'annuncio ufficiale degli U2 della loro presenza al più grande festival in Uk, dopo la defezione dello scorso anno dovuto all'infortunio di Bono. Questa non è una semplice frase, rappresenta un punto di partenza per tutti coloro che si dovevano recare a Pilton, alla ricerca della loro massima espressione di passione.
Glastonbury: Festival of Contemporary Performing Arts
Questa passione che tutti hanno espresso a Glastonbury non era rappresentata solo da musica ma da qualsiasi altra forma realizzabile di arte che sia possibile rappresentare di questi tempi, senza freni e con la massima libertà. Da qui la denominazione 'Festival of Contemporary Arts' creata ad opera d'arte dall'ideatore del festival Chris Eavis, un uomo vissuto tra le campagne di Pilton che nel lontano 1971, definito dalla gente del posto come una persona 'peaceful man' che dal nulla ha creato qualcosa che ha unito gente di tutto il mondo nel condividere un modo di essere unico al mondo.
L'arrivo a glastonbury, 23 giugno 2011
Foto cerchio
Partito da Londra di buon mattino, giungo a Bristol e raggiungo i miei compagni di viaggi per raggiungere la regione del sormerset che dista da Bristol circa 50 miglia. Arriviamo a Glastonbury intorno le 12 e prendiamo contatto con la gente del posto. Sembra un luogo che vive in una dimensione totalmente diversa dal resto del mondo, due strade principali dove spicca una splendida chiesa antistante ad un parco dove notiamo una delle tante particolarità della piccola cittadina inglese, tanti giovani che compiono dei movimenti con il corpo alla ricerca di una perfezione interiore girando intorno ad un cerchio, chi vi entra è tenuto a far questo esercizio. Sempre in questo piccolo ma multietnico parco notiamo tanti giovani volti a condividere idee e passioni e la cosa che si nota subito è come se questa città vive ancora in un passato che possiamo collocare nel periodo 'Hippie' degli anni 70', periodo in cui nasce il festival e che ritroveremo. Questa tesi si conferma sempre più con la moltitudine di negozi e librerie che vendono libri e che offrono trattamenti spirituali, tutti diretti alla ricerca della pace interiore e della pienezza d'essere.
Ma in tutto questo siamo a soli 6 miglia dal festival e notiamo i primi segnali, vediamo i primi ragazzi tornare con un bus pieno zeppo di fango 'the mud' vero elemento onnipresente del festival e da li capisci tante cose, dove è stato ma sopratutto quanto ha lottato dentro il Festival di Glastonbury.
23 giugno 2011, ore 16
Direzione Glastonbury
La prima cosa che dovete avere prima di andare al festival di Glastonbury sono degli stivali, senza di questi non sopravviverete al festival. Presi degli stivali ci dirigiamo al festival che dista 15 minuti dalla cittadina e si trova esattamente nella Worthy Farm nei pressi di Pilton, in una immensa conca naturale che si espande per miglia. Tutta la zona è recintata vicino ai punti di accesso dove facciamo conoscenza con il famoso 'mud' all'inizio sembra carino ma con il passare del tempo diventa parte integrante di un festival che mostra la sua prima faccia.
Ci incamminiamo verso il Pyramid Stage, punto di arrivo per tutto coloro che vengono qui, ma Glastonbury non è solo musica difatti sulla via troviamo numerosi gazebi che vendono la roba più strana del mondo, una piccola Cadmen Town trasferitasi da Londra a Glastonbury. Attraversiamo il John Peel Stage accanto al Dance Village dove già si respira l'aria di festival con esibizioni cominciate alle 11 del mattino e termineranno a notte fonda. Dopo circa 40 minuti notiamo la punta del Pyramid Stage attorniato da un altro fattore caratteristico del festival le enormi bandiere che vengono sventolate dai fans durante gli show e che rendono ancora di più speciale l'esibizione. Vi sveliamo un piccolo retroscena, queste bandiere non sono altro che canne da pesca unite con bandiere di ogni tipo, chi del proprio gruppo, chi della propria squadra del cuore o chi vuole lanciare un messaggio che viene portato avanti su e giu per il festival.
Al termine di una fila interminata di gazebi si apre questa grandissima arena naturale dove sorge il Pyramid Stage, la sua forma unica nel genere lo rende uno stage del tutto diverso a ciò che possiamo immaginare. La prima cosa che si nota è la lontananza dello stage dal pubblico e l'assenza di una passerella che avvicini l'artista al pubblico, vicino al palco c'e una zona semi-chiusa che si estende fino al mixer e che rimarrà transennata fino a venerdì alle 11, orario di inizio delle esibizioni, dopo il mixer inizio una piccola collina che si estende per almeno 1-2 miglia e che sovrasta tutto il festival.
The way of life of Hippies accross 'The Spirit of 71'
Dopo questo sopralluogo ci dirigiamo in un altra zona sconosciuta del festival e ci ritroviamo in uni stage dal titolo 'The Spirit of 71', qui troviamo un esempio di cosa rappresenta il festival di Glastonbury, libera espressione del proprio essere attraverso ogni forma di musica e di arte ed un tuffo nel passato negli anni 70' dimostra la connessione continua tra presente passato e futuro di tutta questa gente che si trova a rivivere un periodo lontano ma che Glastonbury rivive ogni giorno. Accanto a noi troviamo gente di qualsiasi età, colore, religione intenti a rivivere uno stile di vita, chi in vestaglia chi in costume, un carnevale umano di espressioni e di modi di essere che ci porta a rivivere quei tempi e farci coinvolgere per più di un ora, li abbiamo capito cosa è Glastonbury. Ci perdiamo tra le vie del festival, attraverso la miriade di stage unite dal 'mud' solidificato da un pomeriggio pieno di sole che il giorno dopo sarà un semplice ricordo. Sulla via del ritorno vediamo l'Other Stage, il palco 'secondario' dove si esibiranno durante il festival artisti del calibro dei White Lies, Chemical Brothers e Queens of Stone Age. La notte sta calando su Glastonbury e noi siamo già pronti all'evento di domani.
24 giugno 2011
Wide Awake in Glastonbury
Il grande giorno è arrivato, l'unica esibizione dell'anno degli U2 in Europa si svolgerà in una location unica, la band irlandese torna ad un festival dopo circa 25 anni,l'ultima volta durante il War Tour nei primi anni 80' dove la band doveva essere presente anche a Glastonbury ma dopo non se ne fece più nulla. Il meteo dava pioggia per la serata, scenario tipico per un concerto storico. Le impressioni iniziali erano positive, era un occasione per gli U2 di mostrarsi dopo tanto tempo in un palcoscenico nuovo, lontano dal 'Claw' palco - prigione della band dove vige la regola di uno show statico e collaudato ma che è diventato il mattatore di record di ogni tempo per quanto riguarda uno show musicale.
Le speranze sono tante quanto le paure che ci accompagnavano verso il Pyramid, gli U2 tornavano in una location storica perchè? una semplice promessa a Micheal Eavis o perchè volevano fronteggiarsi davanti ad un pubblico unico nel suo genere, abituati a grandi artisti? Personalmente speravo che loro osassero, per mesi si è parlato di uno show incentrato sulle canzoni più famose come affermato da Bono, altre che vedevano uno show pop-psichedelico preannuciato da Adam Clayton, un fan invece si aspettava un uscita da uno show cristalizzato come il U2360 Tour e che gli U2 tornassero a stupire, in un luogo adatto come Glastonbury. Lo scenario che appariva davanti ai nostri occhi intorno le ore 13.30 quando stava per cominciare il concerto dei Two Door Cinema Club era straordinario, la location ricordava per alcuni di noi Red Rocks per altri Slane Castle, cominciavamo a fantasticare sui pezzi che avrebbero fatto in serata...'Cominciamo con Streets spero...ma Even Better è la miglior canzone di apertura degli ultimi 15 anni...'. 'Faranno Bad o Out Of Control'...tutti le idee possibili sorgevano nell'attesa durante il nostro girovagare per l'arena naturale che rappresentava il Pyramid, sopra un cielo che si mostrava minaccioso, tutte i giusti presagi per un concerto veramente storico. Intorno le 16.30 ci posizioniamo per bene per lo show del re del Blues B.B. King nella speranza di un duetto, vediamo un movimento frenetico di tecnici della crew degli U2, ma tutto questo resterà solo un sogno per rivedere 'When Love comes to Town'. B.B King si presenta con i suoi 80 anni e passa di musica fatta tra i ghetti di Harlem e del resto d'america davanti ad un pubblico di tutte le età, mostrando quanto il blues sia capace di emozionare con un riff di chitarra unico nel suo genere che pochi potranno eguagliare. B.B sta seduto sulla sedia bloccato dall'età, ma dategli una chitarra tra le mani e ne uscirà una musica che non ha età, una forma di arte senza tempo.
Il tempo passa lentamente a Glastonbury tra Biffy Clyro e Morrisey in attesa degli U2, ma finalmente verso le ore 21.15 comincia a muoversi qualcosa. Sicuramente la band è arrivata nella tarda serata e aspetta il suo momento nelle tende dietro il Pyramid, coprendosi dalla tipica pioggia incessante che cade su Glastonbury. Vediamo che accanto allo stage vengono piazzati due piccoli schermi e di fronte lo stage una passerella che si prolunga il più possibile verso il pubblico, ai lati del Pyramid invece vengono posizionati al due maxischermi che si aggiungono ad altri due, una scenografia che possiamo definire 'essenziale' per questo show che si rileverà fondamentale.
Out of Control in Glastonbury
Eravamo tra le 'Glastonbury's Flags' nel centro del festival davanti ad uno stage unico per assistere ad un evento unico...era tutto pronto...le 21.50..52...56...57....si aspetta solo che parte la prima nota...e cominciano a risuonare le prime note di Space Oddity con il conto alla rovescia del 'Duca Bianco' David Bowie, tutti pronti all 'Lift-off', i fans uduici presenti cantano a squarciagola questo pezzo mentre sul lato destro dello stage si scorgono Bono e Larry pronti alla ribalta, tesi e concentrati, sta per finire 'Space Oddity' e Larry si incammina nel buio di Glastonbury con la pioggia battente per cominciare 'Even Better Than The Real Thing' dietro una scenografia del tutto nuova, le bandiere cominciano a sventolare sull'ingresso di Bono e il pubblico si illumina sul riff di The Edge.
Teschi, farfalle e una donna aprono la seconda traccia di Achtung Baby che si conclude con un urlo di Bono alla folla: 'Guardate...Tutta la città è sotto la pioggia...Glastonbury...dove volete che vi portiamo...dove volete che vi portiamo stanotte!' fa esplodere la folla sul 'Take me higher' che conclude questo pezzo, preludio della vera sorpresa personale dello show.
'The Fly' è tornata live dopo 5 anni, riproposta dalla band nelle ultime settimane solo due volte, sicuramente per eseguirla live in questa occasione. Il pezzo si presenta sempre forte come il suo testo ma la cosa che mi ha lasciato senza parole è stata la totale riproposizione del pezzo in stile Zoo Tv tour, la scritta iniziale sui lati e maxischermi esterni 'Everything You Know is Wrong' ha fatto tornare tutti noi indietro di 20 anni quando 'The Fly' registrava il video di questa canzone sopra il Trocadero di Londra e lanciava messaggi subliminali continui come 'Evolution is over' e 'Rock and Roll is entertaiment', sono alcuni dei bombardamenti mediatici di vent'anni fa che secondo me è ancora più attuale di adesso in un mondo dove il mezzo comunicativo ha sempre più peso. Gli U2 si sono dimostrati davanti al pubblico di Glastonbury con un pezzo talmente vecchio che guarda al futuro e oltre, in un mondo che vive di 'beLIEve' (credere-mentire) dove sono attenti solo a guardare una cosa...'Wacht More Tv'.
Lo show continua con Mysterious Ways e Until The End of The World' struggenti come non mai entrambe riviste sempre in chiave Zoo Tv, con Until terminata con Bono che si stende sulla passerella a ricamarcare una lotta tra The Edge e Bono che rappresenta il sale del testo, la lotta tra Gesú e Giuda e termina come non accadeva dallo Slane Castle del settembre del 2001. Poi è la volta di One che torna in una veste che la rese unica nel suo genere con le scritte 'One' in ogni lingua possibile per dimostrare la capacità espansiva di un testo unico nel suo genere che ha segnato tutti i presenti. Il periodo 'Zoo Tv' dello show si chiude e si apre con un omaggio al testo di 'Jerusalem' cantato come non mai dai presenti, viatico perfetto di apertura alla canzone 'live' per eccellenza degli U2, molti definiscono il valore degli U2 come resa live da tanti altri pezzi ma per me quando a Glastonbury venne illuminata di rosso nella pioggia lí gli U2 si sono mostrati per quelli che sono veramente. 'Where The Streets have no name' le bandiere che sventolano, la gente che guarda in cielo colorata solo dal rosso degli schermi, tutti abbiamo vissuto quel momento in stati diversi con le proprie emozioni e paure, unite semplicemente dal testo iniziale che corre veloce nella notte inglese.
' I Will Follow' altro pezzo storico della band dal vivo continua a trasmettere emozioni di una band tremendamente legata al suo passato ma che a volte dimentica con pezzi di questa portata dove Bono tenta il contatto con un pubblico che vorrebbe più vicino ma che è sempre più vicino nelle emozioni che continuano con i pezzi successivi come 'I still Haven't Found' e una 'Stay' con una chitarra acustica di The Edge che fa capire che non servono i grandi effetti scenici per mostrare quanti si è grandi, servono solo parole come 'se tu guardi, tu guardi attraverso me', un idea così lontana cosi vicina da loro in questo periodo.
Tanti di noi avevamo lasciato un pezzo come 'Beautiful Day' come apertura dei concerti europei, una posizione ingiusta per un pezzo che ha visto gli U2 affacciarsi agli anni 2000 che apre una nuova parte dello show con l'aiuto del comandante Mark Kelly in collegamento dal ISS come fu nella prima data del 30 giugno 2009 del U2360 Tour a Barcelona, entrambi giocano con le parole del testo sospese nello spazio e si conclude con l'immancabile snippet di 'Rain' dedicata alla pioggia. Si apre la fase '2000' con i pezzi più vicini ai nostri tempi ma lontani da una band che ha mostrato un potenziale unico nella prima parte dello show, 'Elevation', 'Get on Your Boots' e 'Vertigo' corrono via veloci.
Un tuffo nel passato con 'Pride' e 'Sunday Bloody Sunday' canzoni di un epoca lontana,l'una in onore dell'orgoglio e delle battaglie combattute come quella maledetta domenica che cantata nel Regno Unito ha sempre un valore aggiunto come ogni volta che è stata suonata con quella ribellione giovanile di 4 dubliners nei loro occhi. La stessa rabbia si trasforma nella potenza silenziosa dell'inizio di Bad, canzone dalla potenza espressiva unica nel repertorio uduico, denotata non solo dalle parole che sono veri inni a cercare qualcosa 'to let it go and to Find a way', un stato d'animo, uno stile di vita, una canzone questa che non poteva mancare a Glastonbury in stretto collegamento con il suo modo di essere.
Poi arriva la volta della canzone inno di un amore mai sopito che sempre presente da quel lontano marzo del 1987 che sconvolse il mondo e rese gli U2 immortali, Bono canta questa canzone abbracciato a se stesso come se quelle parole sono solo sue e che ha donato al mondo tanti anni fa con quella forza che queste parole 'with or without you' hanno saputo dare insieme a quell'urlo come se fosse liberatorio per tutti che fa entrare tutta Glastonbury dentro questa magia accompagnata dallo snippet di Bono di 'love will tear us apart'.
Sembra la degna conclusione ma le sorprese non finiscono con Bono che chiede aiuto al fedele Willie Williams per rendere Glastonbury un oceano nel buio illuminato solo dalle stelle e dalla strofe di 'Yellow' con cui Bono urla quelle parole..'guarda le stelle...stanno brillando per te...' tutta Glastonbury canta queste parole introducendo 'Moment of Surrender', la canzone della resa davanti a tutti e tutti, termine ultimo che è stata questa esibizione ma che non cessa di stupire.
La gente ancora ad applaudire mentre noi come ogni volta alla fine del concerto cominciamo a cantare 'How long...to sing this song' alla ricerca dello scambio degli strumenti, ma il momento catartico giunge con due semplici gesti, Bono si volta verso Larry e fa il segno...'ONE MORE' e The Edge prende la sua prima chitarra perché è giunto il momento di tornare al 1976 ai quattro ragazzi della Mount Temple School che venivano dal nord di Dublino che si sono uniti nella cucina di Larry Mullen e sono diventati gli U2 con la loro prima pietra miliare che è Out Of Control. Le prime strofe scritte da Bono scritte il giorno del suo 18simo compleanno riecheggiano in Glastonbury dove quattro rock star sono tornati ad essere dei semplici ragazzi che si emoziono ed emozionano il mondo attraverso la potenza dei loro strumenti e delle parole. Ê questa la giusta conclusione di un percorso propositivo di un repertorio unico nel suo genere, artisti capaci di rinnovarsi ma sopratutto re-invertarsi con il passare del tempo ma con la caratteristica sempre presente di essere tremende attuali anche con il passare del tempo.
Questo show ha rappresentato una pietra angolare nel panorama uduico, ha saputo rappresentare tante fasi e momenti degli U2 nel corso degli anni, qualcuno ha visto un Po del concerto di Red Rock del 1983 altri il Live Aid del 1985.
Io ho semplicemente visto una band che è ancora capace di stupire a cui non serve un artiglio o una macchina da milioni di dollari per sconvolgere o per emozionare, serve la loro unione per dimostrare che sono la più grande rock band del pianeta e che possono tornare quelli di una volta, un lampo di genialità in un mondo dove lo show-biz e il denaro la fanno ormai da padroni.
Concludo questa mia recensione ringranziando prima di tutto coloro con cui ho vissuto questi momenti Rudy, Marco, Enrico e Federico siete stati unici, avrei voluto che fossero presenti tutti coloro che sono capaci ad emozionarsi davanti a questi quattro irlandesi, spero che queste mie parole siano servite ad emozionarvi, ma sopratutto le dedico alla mia amica Lucia, grazie di tutto.
Un ultima cosa, dopo questo credo ancora di più ad un frase di Bono contenuta in Acrobat...'And You Can Dream...So Dream Out Loud' che significa...'Se vuoi sognare, allora sogna forte!'
Mi ritrovo seduto sulla mia valigia in un treno stracolmo di persone di qualsiasi etnia, religione e passione musicale che lì ha condotti qui nella Worthy Farm di Pilton per vivere insieme a più di 175,000 persone un esperienza che definirla solo un 'festival' sarebbe riduttivo. Se dovessi parlare solo di una tre giorni di concerti in mezzo la campagna inglese limiterei cosa è stato questo festival, tutto deve partire da lontano per raccontare ogni cosa.
'It's More a Way of Life Than a Festival' (E' più uno stile di vita che un Festival')
Da questa frase di The Edge pronunciata in occasione dell'annuncio ufficiale degli U2 della loro presenza al più grande festival in Uk, dopo la defezione dello scorso anno dovuto all'infortunio di Bono. Questa non è una semplice frase, rappresenta un punto di partenza per tutti coloro che si dovevano recare a Pilton, alla ricerca della loro massima espressione di passione.
Glastonbury: Festival of Contemporary Performing Arts
Questa passione che tutti hanno espresso a Glastonbury non era rappresentata solo da musica ma da qualsiasi altra forma realizzabile di arte che sia possibile rappresentare di questi tempi, senza freni e con la massima libertà. Da qui la denominazione 'Festival of Contemporary Arts' creata ad opera d'arte dall'ideatore del festival Chris Eavis, un uomo vissuto tra le campagne di Pilton che nel lontano 1971, definito dalla gente del posto come una persona 'peaceful man' che dal nulla ha creato qualcosa che ha unito gente di tutto il mondo nel condividere un modo di essere unico al mondo.
L'arrivo a glastonbury, 23 giugno 2011
Foto cerchio
Partito da Londra di buon mattino, giungo a Bristol e raggiungo i miei compagni di viaggi per raggiungere la regione del sormerset che dista da Bristol circa 50 miglia. Arriviamo a Glastonbury intorno le 12 e prendiamo contatto con la gente del posto. Sembra un luogo che vive in una dimensione totalmente diversa dal resto del mondo, due strade principali dove spicca una splendida chiesa antistante ad un parco dove notiamo una delle tante particolarità della piccola cittadina inglese, tanti giovani che compiono dei movimenti con il corpo alla ricerca di una perfezione interiore girando intorno ad un cerchio, chi vi entra è tenuto a far questo esercizio. Sempre in questo piccolo ma multietnico parco notiamo tanti giovani volti a condividere idee e passioni e la cosa che si nota subito è come se questa città vive ancora in un passato che possiamo collocare nel periodo 'Hippie' degli anni 70', periodo in cui nasce il festival e che ritroveremo. Questa tesi si conferma sempre più con la moltitudine di negozi e librerie che vendono libri e che offrono trattamenti spirituali, tutti diretti alla ricerca della pace interiore e della pienezza d'essere.
Ma in tutto questo siamo a soli 6 miglia dal festival e notiamo i primi segnali, vediamo i primi ragazzi tornare con un bus pieno zeppo di fango 'the mud' vero elemento onnipresente del festival e da li capisci tante cose, dove è stato ma sopratutto quanto ha lottato dentro il Festival di Glastonbury.
23 giugno 2011, ore 16
Direzione Glastonbury
La prima cosa che dovete avere prima di andare al festival di Glastonbury sono degli stivali, senza di questi non sopravviverete al festival. Presi degli stivali ci dirigiamo al festival che dista 15 minuti dalla cittadina e si trova esattamente nella Worthy Farm nei pressi di Pilton, in una immensa conca naturale che si espande per miglia. Tutta la zona è recintata vicino ai punti di accesso dove facciamo conoscenza con il famoso 'mud' all'inizio sembra carino ma con il passare del tempo diventa parte integrante di un festival che mostra la sua prima faccia.
Ci incamminiamo verso il Pyramid Stage, punto di arrivo per tutto coloro che vengono qui, ma Glastonbury non è solo musica difatti sulla via troviamo numerosi gazebi che vendono la roba più strana del mondo, una piccola Cadmen Town trasferitasi da Londra a Glastonbury. Attraversiamo il John Peel Stage accanto al Dance Village dove già si respira l'aria di festival con esibizioni cominciate alle 11 del mattino e termineranno a notte fonda. Dopo circa 40 minuti notiamo la punta del Pyramid Stage attorniato da un altro fattore caratteristico del festival le enormi bandiere che vengono sventolate dai fans durante gli show e che rendono ancora di più speciale l'esibizione. Vi sveliamo un piccolo retroscena, queste bandiere non sono altro che canne da pesca unite con bandiere di ogni tipo, chi del proprio gruppo, chi della propria squadra del cuore o chi vuole lanciare un messaggio che viene portato avanti su e giu per il festival.
Al termine di una fila interminata di gazebi si apre questa grandissima arena naturale dove sorge il Pyramid Stage, la sua forma unica nel genere lo rende uno stage del tutto diverso a ciò che possiamo immaginare. La prima cosa che si nota è la lontananza dello stage dal pubblico e l'assenza di una passerella che avvicini l'artista al pubblico, vicino al palco c'e una zona semi-chiusa che si estende fino al mixer e che rimarrà transennata fino a venerdì alle 11, orario di inizio delle esibizioni, dopo il mixer inizio una piccola collina che si estende per almeno 1-2 miglia e che sovrasta tutto il festival.
The way of life of Hippies accross 'The Spirit of 71'
Dopo questo sopralluogo ci dirigiamo in un altra zona sconosciuta del festival e ci ritroviamo in uni stage dal titolo 'The Spirit of 71', qui troviamo un esempio di cosa rappresenta il festival di Glastonbury, libera espressione del proprio essere attraverso ogni forma di musica e di arte ed un tuffo nel passato negli anni 70' dimostra la connessione continua tra presente passato e futuro di tutta questa gente che si trova a rivivere un periodo lontano ma che Glastonbury rivive ogni giorno. Accanto a noi troviamo gente di qualsiasi età, colore, religione intenti a rivivere uno stile di vita, chi in vestaglia chi in costume, un carnevale umano di espressioni e di modi di essere che ci porta a rivivere quei tempi e farci coinvolgere per più di un ora, li abbiamo capito cosa è Glastonbury. Ci perdiamo tra le vie del festival, attraverso la miriade di stage unite dal 'mud' solidificato da un pomeriggio pieno di sole che il giorno dopo sarà un semplice ricordo. Sulla via del ritorno vediamo l'Other Stage, il palco 'secondario' dove si esibiranno durante il festival artisti del calibro dei White Lies, Chemical Brothers e Queens of Stone Age. La notte sta calando su Glastonbury e noi siamo già pronti all'evento di domani.
24 giugno 2011
Wide Awake in Glastonbury
Il grande giorno è arrivato, l'unica esibizione dell'anno degli U2 in Europa si svolgerà in una location unica, la band irlandese torna ad un festival dopo circa 25 anni,l'ultima volta durante il War Tour nei primi anni 80' dove la band doveva essere presente anche a Glastonbury ma dopo non se ne fece più nulla. Il meteo dava pioggia per la serata, scenario tipico per un concerto storico. Le impressioni iniziali erano positive, era un occasione per gli U2 di mostrarsi dopo tanto tempo in un palcoscenico nuovo, lontano dal 'Claw' palco - prigione della band dove vige la regola di uno show statico e collaudato ma che è diventato il mattatore di record di ogni tempo per quanto riguarda uno show musicale.
Le speranze sono tante quanto le paure che ci accompagnavano verso il Pyramid, gli U2 tornavano in una location storica perchè? una semplice promessa a Micheal Eavis o perchè volevano fronteggiarsi davanti ad un pubblico unico nel suo genere, abituati a grandi artisti? Personalmente speravo che loro osassero, per mesi si è parlato di uno show incentrato sulle canzoni più famose come affermato da Bono, altre che vedevano uno show pop-psichedelico preannuciato da Adam Clayton, un fan invece si aspettava un uscita da uno show cristalizzato come il U2360 Tour e che gli U2 tornassero a stupire, in un luogo adatto come Glastonbury. Lo scenario che appariva davanti ai nostri occhi intorno le ore 13.30 quando stava per cominciare il concerto dei Two Door Cinema Club era straordinario, la location ricordava per alcuni di noi Red Rocks per altri Slane Castle, cominciavamo a fantasticare sui pezzi che avrebbero fatto in serata...'Cominciamo con Streets spero...ma Even Better è la miglior canzone di apertura degli ultimi 15 anni...'. 'Faranno Bad o Out Of Control'...tutti le idee possibili sorgevano nell'attesa durante il nostro girovagare per l'arena naturale che rappresentava il Pyramid, sopra un cielo che si mostrava minaccioso, tutte i giusti presagi per un concerto veramente storico. Intorno le 16.30 ci posizioniamo per bene per lo show del re del Blues B.B. King nella speranza di un duetto, vediamo un movimento frenetico di tecnici della crew degli U2, ma tutto questo resterà solo un sogno per rivedere 'When Love comes to Town'. B.B King si presenta con i suoi 80 anni e passa di musica fatta tra i ghetti di Harlem e del resto d'america davanti ad un pubblico di tutte le età, mostrando quanto il blues sia capace di emozionare con un riff di chitarra unico nel suo genere che pochi potranno eguagliare. B.B sta seduto sulla sedia bloccato dall'età, ma dategli una chitarra tra le mani e ne uscirà una musica che non ha età, una forma di arte senza tempo.
Il tempo passa lentamente a Glastonbury tra Biffy Clyro e Morrisey in attesa degli U2, ma finalmente verso le ore 21.15 comincia a muoversi qualcosa. Sicuramente la band è arrivata nella tarda serata e aspetta il suo momento nelle tende dietro il Pyramid, coprendosi dalla tipica pioggia incessante che cade su Glastonbury. Vediamo che accanto allo stage vengono piazzati due piccoli schermi e di fronte lo stage una passerella che si prolunga il più possibile verso il pubblico, ai lati del Pyramid invece vengono posizionati al due maxischermi che si aggiungono ad altri due, una scenografia che possiamo definire 'essenziale' per questo show che si rileverà fondamentale.
Out of Control in Glastonbury
Eravamo tra le 'Glastonbury's Flags' nel centro del festival davanti ad uno stage unico per assistere ad un evento unico...era tutto pronto...le 21.50..52...56...57....si aspetta solo che parte la prima nota...e cominciano a risuonare le prime note di Space Oddity con il conto alla rovescia del 'Duca Bianco' David Bowie, tutti pronti all 'Lift-off', i fans uduici presenti cantano a squarciagola questo pezzo mentre sul lato destro dello stage si scorgono Bono e Larry pronti alla ribalta, tesi e concentrati, sta per finire 'Space Oddity' e Larry si incammina nel buio di Glastonbury con la pioggia battente per cominciare 'Even Better Than The Real Thing' dietro una scenografia del tutto nuova, le bandiere cominciano a sventolare sull'ingresso di Bono e il pubblico si illumina sul riff di The Edge.
Teschi, farfalle e una donna aprono la seconda traccia di Achtung Baby che si conclude con un urlo di Bono alla folla: 'Guardate...Tutta la città è sotto la pioggia...Glastonbury...dove volete che vi portiamo...dove volete che vi portiamo stanotte!' fa esplodere la folla sul 'Take me higher' che conclude questo pezzo, preludio della vera sorpresa personale dello show.
'The Fly' è tornata live dopo 5 anni, riproposta dalla band nelle ultime settimane solo due volte, sicuramente per eseguirla live in questa occasione. Il pezzo si presenta sempre forte come il suo testo ma la cosa che mi ha lasciato senza parole è stata la totale riproposizione del pezzo in stile Zoo Tv tour, la scritta iniziale sui lati e maxischermi esterni 'Everything You Know is Wrong' ha fatto tornare tutti noi indietro di 20 anni quando 'The Fly' registrava il video di questa canzone sopra il Trocadero di Londra e lanciava messaggi subliminali continui come 'Evolution is over' e 'Rock and Roll is entertaiment', sono alcuni dei bombardamenti mediatici di vent'anni fa che secondo me è ancora più attuale di adesso in un mondo dove il mezzo comunicativo ha sempre più peso. Gli U2 si sono dimostrati davanti al pubblico di Glastonbury con un pezzo talmente vecchio che guarda al futuro e oltre, in un mondo che vive di 'beLIEve' (credere-mentire) dove sono attenti solo a guardare una cosa...'Wacht More Tv'.
Lo show continua con Mysterious Ways e Until The End of The World' struggenti come non mai entrambe riviste sempre in chiave Zoo Tv, con Until terminata con Bono che si stende sulla passerella a ricamarcare una lotta tra The Edge e Bono che rappresenta il sale del testo, la lotta tra Gesú e Giuda e termina come non accadeva dallo Slane Castle del settembre del 2001. Poi è la volta di One che torna in una veste che la rese unica nel suo genere con le scritte 'One' in ogni lingua possibile per dimostrare la capacità espansiva di un testo unico nel suo genere che ha segnato tutti i presenti. Il periodo 'Zoo Tv' dello show si chiude e si apre con un omaggio al testo di 'Jerusalem' cantato come non mai dai presenti, viatico perfetto di apertura alla canzone 'live' per eccellenza degli U2, molti definiscono il valore degli U2 come resa live da tanti altri pezzi ma per me quando a Glastonbury venne illuminata di rosso nella pioggia lí gli U2 si sono mostrati per quelli che sono veramente. 'Where The Streets have no name' le bandiere che sventolano, la gente che guarda in cielo colorata solo dal rosso degli schermi, tutti abbiamo vissuto quel momento in stati diversi con le proprie emozioni e paure, unite semplicemente dal testo iniziale che corre veloce nella notte inglese.
' I Will Follow' altro pezzo storico della band dal vivo continua a trasmettere emozioni di una band tremendamente legata al suo passato ma che a volte dimentica con pezzi di questa portata dove Bono tenta il contatto con un pubblico che vorrebbe più vicino ma che è sempre più vicino nelle emozioni che continuano con i pezzi successivi come 'I still Haven't Found' e una 'Stay' con una chitarra acustica di The Edge che fa capire che non servono i grandi effetti scenici per mostrare quanti si è grandi, servono solo parole come 'se tu guardi, tu guardi attraverso me', un idea così lontana cosi vicina da loro in questo periodo.
Tanti di noi avevamo lasciato un pezzo come 'Beautiful Day' come apertura dei concerti europei, una posizione ingiusta per un pezzo che ha visto gli U2 affacciarsi agli anni 2000 che apre una nuova parte dello show con l'aiuto del comandante Mark Kelly in collegamento dal ISS come fu nella prima data del 30 giugno 2009 del U2360 Tour a Barcelona, entrambi giocano con le parole del testo sospese nello spazio e si conclude con l'immancabile snippet di 'Rain' dedicata alla pioggia. Si apre la fase '2000' con i pezzi più vicini ai nostri tempi ma lontani da una band che ha mostrato un potenziale unico nella prima parte dello show, 'Elevation', 'Get on Your Boots' e 'Vertigo' corrono via veloci.
Un tuffo nel passato con 'Pride' e 'Sunday Bloody Sunday' canzoni di un epoca lontana,l'una in onore dell'orgoglio e delle battaglie combattute come quella maledetta domenica che cantata nel Regno Unito ha sempre un valore aggiunto come ogni volta che è stata suonata con quella ribellione giovanile di 4 dubliners nei loro occhi. La stessa rabbia si trasforma nella potenza silenziosa dell'inizio di Bad, canzone dalla potenza espressiva unica nel repertorio uduico, denotata non solo dalle parole che sono veri inni a cercare qualcosa 'to let it go and to Find a way', un stato d'animo, uno stile di vita, una canzone questa che non poteva mancare a Glastonbury in stretto collegamento con il suo modo di essere.
Poi arriva la volta della canzone inno di un amore mai sopito che sempre presente da quel lontano marzo del 1987 che sconvolse il mondo e rese gli U2 immortali, Bono canta questa canzone abbracciato a se stesso come se quelle parole sono solo sue e che ha donato al mondo tanti anni fa con quella forza che queste parole 'with or without you' hanno saputo dare insieme a quell'urlo come se fosse liberatorio per tutti che fa entrare tutta Glastonbury dentro questa magia accompagnata dallo snippet di Bono di 'love will tear us apart'.
Sembra la degna conclusione ma le sorprese non finiscono con Bono che chiede aiuto al fedele Willie Williams per rendere Glastonbury un oceano nel buio illuminato solo dalle stelle e dalla strofe di 'Yellow' con cui Bono urla quelle parole..'guarda le stelle...stanno brillando per te...' tutta Glastonbury canta queste parole introducendo 'Moment of Surrender', la canzone della resa davanti a tutti e tutti, termine ultimo che è stata questa esibizione ma che non cessa di stupire.
La gente ancora ad applaudire mentre noi come ogni volta alla fine del concerto cominciamo a cantare 'How long...to sing this song' alla ricerca dello scambio degli strumenti, ma il momento catartico giunge con due semplici gesti, Bono si volta verso Larry e fa il segno...'ONE MORE' e The Edge prende la sua prima chitarra perché è giunto il momento di tornare al 1976 ai quattro ragazzi della Mount Temple School che venivano dal nord di Dublino che si sono uniti nella cucina di Larry Mullen e sono diventati gli U2 con la loro prima pietra miliare che è Out Of Control. Le prime strofe scritte da Bono scritte il giorno del suo 18simo compleanno riecheggiano in Glastonbury dove quattro rock star sono tornati ad essere dei semplici ragazzi che si emoziono ed emozionano il mondo attraverso la potenza dei loro strumenti e delle parole. Ê questa la giusta conclusione di un percorso propositivo di un repertorio unico nel suo genere, artisti capaci di rinnovarsi ma sopratutto re-invertarsi con il passare del tempo ma con la caratteristica sempre presente di essere tremende attuali anche con il passare del tempo.
Questo show ha rappresentato una pietra angolare nel panorama uduico, ha saputo rappresentare tante fasi e momenti degli U2 nel corso degli anni, qualcuno ha visto un Po del concerto di Red Rock del 1983 altri il Live Aid del 1985.
Io ho semplicemente visto una band che è ancora capace di stupire a cui non serve un artiglio o una macchina da milioni di dollari per sconvolgere o per emozionare, serve la loro unione per dimostrare che sono la più grande rock band del pianeta e che possono tornare quelli di una volta, un lampo di genialità in un mondo dove lo show-biz e il denaro la fanno ormai da padroni.
Concludo questa mia recensione ringranziando prima di tutto coloro con cui ho vissuto questi momenti Rudy, Marco, Enrico e Federico siete stati unici, avrei voluto che fossero presenti tutti coloro che sono capaci ad emozionarsi davanti a questi quattro irlandesi, spero che queste mie parole siano servite ad emozionarvi, ma sopratutto le dedico alla mia amica Lucia, grazie di tutto.
Un ultima cosa, dopo questo credo ancora di più ad un frase di Bono contenuta in Acrobat...'And You Can Dream...So Dream Out Loud' che significa...'Se vuoi sognare, allora sogna forte!'